Il progetto SAI di Mesagne, avviato nel 2016 e con una capienza di 150 posti, non è solo un programma di accoglienza: è un’esperienza di vita che ha trasformato la città e chi la abita. Mesagne, con la sua storia antica e il suo cuore di comunità, ha saputo accogliere i beneficiari come parte integrante della propria identità, non come ospiti temporanei ma come vicini di casa, compagni di scuola, colleghi di lavoro, amici.
Il cuore dell’accoglienza, oggi più che mai, è l’integrazione. Ma a Mesagne si è scelto di andare oltre: non basta vivere insieme, bisogna imparare a stare insieme, ad entrare in relazione autentica, a interessarsi gli uni agli altri. È in questo atteggiamento che si trova la vera risposta al rischio di diffidenza, ai pregiudizi e alle chiusure che segnano i nostri tempi. Mesagne ha dimostrato che l’accoglienza non è un dovere, ma un atto d’amore verso se stessi e verso la comunità.
Uno dei linguaggi più potenti con cui il progetto si è raccontato è stato il cinema. La collaborazione con il Messapia Film Festival (MEFF) ha permesso di proiettare film che parlano di migrazione, di sogni e di diritti, creando occasioni di confronto in cui cittadini e migranti hanno potuto specchiarsi nelle stesse storie. Il laboratorio di scrittura “Il rifugio degli invisibili”, ispirato a Vinicio Capossela, ha dato voce a chi spesso non l’ha avuta: racconti, poesie e testimonianze hanno raccolto i f…
Un altro momento intenso è stato il video ispirato al film “The Old Oak” di Ken Loach, che ha messo in scena la magia di una tavola imbandita come spazio universale di incontro. Attorno al cibo, attorno a un pasto condiviso, è nata la possibilità di guardarsi negli occhi, di ascoltarsi e di scoprire che la diversità non divide ma arricchisce.
La cultura ha trovato spazio anche nelle tradizioni popolari: la partecipazione dei beneficiari alla Fiera medievale franca ha trasformato una festa secolare in un’occasione di rinascita collettiva, dove i costumi, le musiche e le danze hanno unito passato e presente, cittadini e nuovi arrivati. La musica, con i concerti dei Radiodervish e dell’Orchestra di Piazza Vittorio, ha completato questo percorso, trasformando Mesagne in un palcoscenico interculturale capace di far vibrare le corde più profonde dell…
Al centro del progetto ci sono sempre le persone. L’équipe multidisciplinare non accompagna soltanto i beneficiari nei percorsi di formazione, lavoro e autonomia, ma si prende cura anche delle loro storie, delle loro paure e delle loro speranze. Ogni percorso individuale diventa un viaggio collettivo, perché dietro ogni volto c’è una storia che, una volta accolta, diventa patrimonio comune.
L’impatto sulla città è stato enorme. Non si tratta solo di numeri o di servizi erogati: si tratta di emozioni, di incontri che hanno cambiato la percezione stessa della migrazione. Molti cittadini raccontano di come, grazie al progetto, abbiano iniziato a vedere nei beneficiari non più “stranieri”, ma persone con cui condividere la quotidianità. Questo cambiamento è la prova più forte che l’accoglienza funziona: quando trasforma lo sguardo di una comunità.
Guardando al futuro, Mesagne sa di avere una responsabilità: custodire e alimentare questa fiamma di umanità. Perché l’accoglienza non è mai un percorso concluso, ma un cammino che va rinnovato giorno per giorno. Continuare a investire nella cultura, nella creatività e nell’interazione sarà la chiave per mantenere viva questa esperienza.
Il progetto SAI di Mesagne è oggi un simbolo: la dimostrazione che l’integrazione è possibile, ma che l’interazione è la vera meta. Non vivere solo gli uni accanto agli altri, ma entrare in relazione autentica. Questo è il vero antidoto contro i pregiudizi, la solitudine e la paura. È il segreto di una città che ha scelto di aprirsi, scoprendo che accogliere significa, in fondo, diventare più umani.